mercoledì 1 agosto 2012

La dissipazione dell'archivio vescovile melfitano - (Le pergamene di Melfi: antefatto)


Araneo, pag. 7:
"Vivo nella certezza di meritare compatimento dal perché Melfi non ha archivi a svolgersi, non ha carte antiche ad osservarsi; tutto fu preda di militare sacco e fuoco... "

Continua in nota:
"La tradizione ha tramandato questa triste notizia fino a noi. Abbiamo però di tale fatto un documento certo ricavato dalla serie dei vescovi di questa diocesi, e trascritta appiede del Sinodo diocesano del vescovo Scaglia, stampato a Venezia nel 1634.
In principio di detta serie si legge: "Hic et nonnullis in locis istius tabulae multorum episcoporum nomina intercedunt monumentorum defectu, ex eo quia de anno 1528, quo tempore civitas Melphiae fuit ab Odet Comite Foix Lotrecco nuncupato devastata, episcopale archivium, (!) in quo omnes praelatorum documanta extabant, fuit flamma consumptum."
E nel Sinodo diocesano celebrato da Mondilla Orsino nel 1725, stampato a Benevento nel 1726, al titolo VI, cap. I, si fa del nostro archivio vescovile una descrizione assai deplorabile."

Ma Araneo sapeva del furto di alcune pergamene superstiti:
"...e se delle carte antiche ed interessanti furono risparmiate, queste vennero nella fine dello scorso secolo involate dall'archivio vescovile per la rapacità di un vicario capitolare non melfitano (UJD Celestino Tramontano NdR) nel suo lungo e pessimo governo che fece in questa diocesi, dopo la morte del vescovo De Vicariis."


A pagina. 221, nota 1, dà notizia di un altro gruppo di documenti perduti:
"Nella prefazione dicemmo che le poche carte del nostro Archivio Vescovile rimaste dopo il saccheggio di Lautrec, furono nello scorso secolo involate, e trasportate altrove. Fra esse esistevano tutte quelle che si citano nel presente documento. Il Vescovo Fra Vincenzo Ferrara avuto sentore che molte carte di Melfi si conservavano in Benevento, ne fece richiesta a quella famiglia presso la quale esistevano, e ne acquistò tre grandi casse pel prezzo di ducati trenta, facendole traspotare (!) in Napoli, dove egli dimorava. Dopo la di costui morte l'erede fece replicare premure presso il Vescovo successore Bovio, onde avesse mandato persona a rilevarle, sborsando però i ducati trenta. Bovio per altro non volle mai saperne di queste cose. Cio ebbe luogo nell'anno 1838. Chi sa quale fato subirono sì preziosi documenti." La prima dissipazione risale al 1528: Inoltre l'attitudine al "rogo degli archivi" da parte delle masse degli oppressi dovette essere causa di ulteriori perdite. Ne abbiamo testimonianza nel Memoriale di Crocco e nelle precedenti relazioni dei governatori dello stato di Melfi, citate in questo studio di Agnese Sinisi:

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