giovedì 9 agosto 2012

Italia pontificia

http://books.google.it/books?ei=nCUkUMzcJeOI4gT9iYGIAg&hl=it&id=7L25Av3EyOQC&dq=%22Memoria+per+lo+vescovo+di+Melfi%22&q=melfi#search_anchor

1025, i Saraceni distruggono Cisterna

Architettura bizantina nell'Italia meridionale

Campania, Calabria, Lucania, Volume 2
Copertina anteriore
Edizioni Scientifiche Italiane, 1967 - 1099 pagine






Notizia ripetuta in: 

dati più sicuri
provengono da una bolla di Papa
Giovanni XX datata 14 luglio 1028,
e da un'altra bolla di Urbano II del
1089, dove pare che la diocesi di
Rapolla fosse subentrata a quella di
Cisterna, che nel secondo
documento non viene più
menzionata.




Ed ecco una pubblicazione su tutti gli scavi d'età romana (a pag.145 c'è il disegno di un bel mosaico).

Alto medioevo melfese (Leonessa - VI/VII sec.)


da
Barbara Visentin
La Basilicata nell’alto Medioevo. Il caso di Santa Maria di Anglona
[A stampa in Basilicata medievale. La cultura, Napoli, Nuovo Medioevo, 2009, pp. 191-212
© dell’autrice - Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”, www.biblioteca.retimedievali.it].



A testimoniare la floridezza economica, la stabilità politica e le relazioni culturali che caratterizzano le terre del sud longobardo tra la fine del VII e il IX secolo intervengono anche le fonti materiali che, per alcuni centri di area lucana come Melfi...

(continua in nota)

Si tratta di una villa rustica relativa alla prima età imperiale, rintracciata in località Leonessa, contrada Tesoro di Melfi. L’insediamento mostra tracce di continuità di vita relative alla costruzione di un edificio, probabilmente con funzioni religiose, tra il VI e il VII secolo. All’interno della struttura sacra è stata identificata una sepoltura con corredo femminile, databile tra il VII e l’VIII secolo. Per ulteriori notizie circa gli oggetti da cui era composto il corredo funerario si veda M. SALVATORE, Antichità altomedievali in
Basilicata in La cultura in Italia fra tardoantico e altomedioevo. Atti del Convegno del CNR (Roma 12-16 novembre 1979), vol. II, Roma 1981, pp. 958-959.

venerdì 3 agosto 2012

1284 Sinodo di Melfi sulla convivenza tra rito greco e rito latino


HERDE Peter, Die Legation des Kardinalbischofs Gerhard von Sabina während des Krieges der Sizilischen Vesper und die Synode von Melfi (28. März 1284 ), in: “Rivista di Storia della Chiesa in Italia” 21 (1967) 1- 53

http://www.storiaonline.org/mi/enzensberger.greci.pdf

giovedì 2 agosto 2012

Cavalieri di Malta a Melfi, le rendite.

http://www.associazionefinisterre.it/cittamelitensi/biblioteca/gattini/gattini_commenda_melfi.pdf


La chiesa di Melfi, intitolata ai Santi Giovanni e Stefano,
si trovava “avanti del bagno, ò sia fontana di essa
città, pochi passi distante col quadro pittato di S. Giovanni,
e Stefano e nella fabrica avanti la fonte vi è altra
pittura in fabrica di S. Giovanni” (ASNa, Ordine di Malta. Cabrei, vol. 48, f. 57 [1743].)
da http://www.fedoa.unina.it/1059/1/malta_online_definitivo.pdf

Melfi, antico nome di Molfetta

http://blorghes.blogspot.it/2012/08/origine-del-nome-molfetta-cura-di.html

MELFI FRA NATURA, SAPIENZA E CREATIVITÀ. UOMINI, TERRA E PIETRE. L’IDENTITÀ DI UNA COMUNITÀ IN CAMMINO

Contributo consultabile online.
http://www.sipbc.it/images/pdf/atti-x-xii/navazio.pdf

L'antico nel campanile normanno di Melfi

Un articolo consultabile online.
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1987_num_99_1_2904

mercoledì 1 agosto 2012

La dissipazione dell'archivio vescovile melfitano - (Le pergamene di Melfi: antefatto)


Araneo, pag. 7:
"Vivo nella certezza di meritare compatimento dal perché Melfi non ha archivi a svolgersi, non ha carte antiche ad osservarsi; tutto fu preda di militare sacco e fuoco... "

Continua in nota:
"La tradizione ha tramandato questa triste notizia fino a noi. Abbiamo però di tale fatto un documento certo ricavato dalla serie dei vescovi di questa diocesi, e trascritta appiede del Sinodo diocesano del vescovo Scaglia, stampato a Venezia nel 1634.
In principio di detta serie si legge: "Hic et nonnullis in locis istius tabulae multorum episcoporum nomina intercedunt monumentorum defectu, ex eo quia de anno 1528, quo tempore civitas Melphiae fuit ab Odet Comite Foix Lotrecco nuncupato devastata, episcopale archivium, (!) in quo omnes praelatorum documanta extabant, fuit flamma consumptum."
E nel Sinodo diocesano celebrato da Mondilla Orsino nel 1725, stampato a Benevento nel 1726, al titolo VI, cap. I, si fa del nostro archivio vescovile una descrizione assai deplorabile."

Ma Araneo sapeva del furto di alcune pergamene superstiti:
"...e se delle carte antiche ed interessanti furono risparmiate, queste vennero nella fine dello scorso secolo involate dall'archivio vescovile per la rapacità di un vicario capitolare non melfitano (UJD Celestino Tramontano NdR) nel suo lungo e pessimo governo che fece in questa diocesi, dopo la morte del vescovo De Vicariis."


A pagina. 221, nota 1, dà notizia di un altro gruppo di documenti perduti:
"Nella prefazione dicemmo che le poche carte del nostro Archivio Vescovile rimaste dopo il saccheggio di Lautrec, furono nello scorso secolo involate, e trasportate altrove. Fra esse esistevano tutte quelle che si citano nel presente documento. Il Vescovo Fra Vincenzo Ferrara avuto sentore che molte carte di Melfi si conservavano in Benevento, ne fece richiesta a quella famiglia presso la quale esistevano, e ne acquistò tre grandi casse pel prezzo di ducati trenta, facendole traspotare (!) in Napoli, dove egli dimorava. Dopo la di costui morte l'erede fece replicare premure presso il Vescovo successore Bovio, onde avesse mandato persona a rilevarle, sborsando però i ducati trenta. Bovio per altro non volle mai saperne di queste cose. Cio ebbe luogo nell'anno 1838. Chi sa quale fato subirono sì preziosi documenti." La prima dissipazione risale al 1528: Inoltre l'attitudine al "rogo degli archivi" da parte delle masse degli oppressi dovette essere causa di ulteriori perdite. Ne abbiamo testimonianza nel Memoriale di Crocco e nelle precedenti relazioni dei governatori dello stato di Melfi, citate in questo studio di Agnese Sinisi: